Mercoledì 18 aprile 2018 h. 21 in V.le Gran Sasso, 22 – Milano
il Calendario scientifico 2018 di APG presenta le seguenti relazioni:
4a serata
Vanna Berlincioni:
“Le migrazioni forzate e le istituzioni di cura: un approccio etnopsichiatrico”
mercoledì 18 aprile 2018, ore 21.00
Per una concezione estesa del mito edipico:
come interrogarsi sull’Edipo in una dimensione transculturale
Vanna Berlincioni–(Pavia,Italia)
Per interrogarsi sulla presenza e le caratteristiche del complesso edipico in soggetti, appartenenti a culture molto diverse tra loro bisognerebbe innanzitutto sapere cosa includere nell’Edipo e quali siano le forme specifiche del suo manifestarsi. Nel convegno francofono di Bilbao del 2012, fu suggerito di riferirsi agli “Edipi” anziché all’Edipo. Ciò significa riconoscere che il mito sofocleo che ispirò S. Freud, si può rifrangere in molte forme diverse, generando narrazioni anche molto lontane dal mito classico. Nell’Edipo re del tragico greco convergono i racconti, le leggende e i miti che appartengono a una tradizione orale e tribale anteriore, varianti del nucleo narrativo della tragedia attica che noi conosciamo. Questa originaria complessità si è estesa nel tempo e nello spazio diffondendosi fino ai giorni nostri nell’opera di scrittori (come ci ricorda Kérény) appartenenti ai più vari mondi culturali dell’Occidente. Ognuno di loro ha introdotto varianti del mito, riformulandolo e adattandolo al proprio tempo e alla propria sensibilità. La mitologia comparata scopre innumerevoli racconti edipici nei luoghi e nei tempi più diversi e sotto un’infinità di travestimenti. La mitologia asiatica, i romanzi e le narrazioni autobiografiche appartenenti alla cultura orientale o a quella africana mostreranno sicuramente caratteristiche specifiche dell’Edipo con trasformazioni, spostamenti, rimozioni e scissioni peculiari culturalmente condizionate e ordinate. Freud stesso (1925-26) che gradualmente riconobbe il carattere ubiquitario dell’Edipo, afferma che nella tragedia sofoclea viene colta, nella pienezza del suo significato affettivo, una legge generale dell’accadere psichico, espressione della natura inconscia dei desideri proibiti, incestuosi, aggressivi e crudeli dell’essere umano. Ma dopo la scoperta freudiana dell’Edipo possiamo considerare edipiche anche narrazioni in cui non solo è valorizzato il patricidio e l’incesto come aveva fatto Freud, ma anche i molti elementi nei quali il mito può essere scomposto, per cogliere la fenomenologia delle molte fantasmatizzazioni in cui il mito di Edipo può prendere forma in ciascun caso. Per esempio: l’abbandono figlicida da parte del padre Laio del figlio Edipo, la sua volontà di sapere, la colpa tragica, la castrazione oculare, l’estensione transgenerazionale della colpa, il suicidio della madre e altro ancora. Gli elementi del mito infatti si ritrovano raramente al gran completo, in un’unica narrazione coerente e stabile. Le singole tessere del mito possono ricombinarsi in modo parziale per generare sempre nuovi racconti. Non occorre che il mito sia espresso nella sua totalità: esso può comportare allusioni, frammenti, trasposizioni, omissioni, cambiamenti dell’azione incestuosa in una combinatoria non infinita, ma sicuramente molto più estesa del mito di partenza. La capacità di riconoscere l’Edipo nei suoi innumerevoli camuffamenti è un elemento assolutamente preliminare a qualsiasi discussione sulla presenza dell’Edipo nelle più diverse culture e sulla sua ipotetica universalità.
Presenterò un esempio di queste trasformazioni narrative a proposito del caso di un giovane paziente africano, per la precisione senegalese, giunto alla mia osservazione all’ambulatorio psichiatrico del servizio universitario per stranieri che dirigo. In questa vicenda mi sembra evidente, al di là delle differenze culturali, la dimensione del conflitto edipico come “cuore pulsante della vita universale” (Lopez) che a mio parere non andrebbe minimizzato, come frequentemente accade nella odierna psicoanalisi, ma valorizzato per la sua funzione decisiva nel processo di soggettivazione. Esso sta al fondo di una vasta serie di specificazioni: il superamento e l’elaborazione delle angosce di base, la definizione dell’oggetto amoroso, le forme dell’emancipazione, la definizione del potere personale, il grado di autonomia del soggetto dalla e nella collettività e la sua dipendenza dalle idee, dai miti e dai riti in essa presenti, attraverso il linguaggio, le usanze, le credenze e le narrazioni.
Andrea Jannaccone Pazzi: introduce e coordina.
L’incontro si terrà come di consueto presso la sede APG, Viale Gran Sasso 22, Milano.